Greenpeace in Tribunale, rischia di scomparire

Greenpeace è da anni schierata contro un grande azienda del settore del legname, la Resolute Forest Product che opera nelle foreste boreali tagliando alberi a tutto spiano. Queste foreste boreali rappresentano il secondo ecosistema mondiale che ospita oltre 20 mila specie animali e vegetali, un patrimonio per tutto il mondo. Secondo Greenpeace questa azienda sta svolgendo il suo lavoro in modo non sostenibile e metterebbe a rischio la sopravvivenza stessa delle foreste. Ovviamente queste accuse danneggiano fortemente l’azienda nella sua immagine e nel suo Business. Greenpeace ha chiesto a tale azienda di adottare politiche di taglio sostenibile nelle foreste canadesi.

L’Azienda ha fatto, però delle contromosse, sostenendo di aver provveduto a piantare 1 miliardo di alberi, quindi di aver avuto danni dalla campagna di Greenpeace ingiusti e accusando l’organizzazione ambientalista di sfruttare il tema dell’ambiente per incassare milioni di sovvenzioni per sostenere campagne ingiustificate. Da qui il ricorso in Tribunale contra Greenpeace con una richiesta di risarcimento di 200 milioni di dollari per diffamazione e, in più, per violazione della cosiddetta Legge RICO introdotta da Nixon nel 1970 per contrastare il crimine organizzato, compresa la mafia.

Se dovesse essere accettata la richiesta dell’azienda per Greenpeace sarebbe il totale fallimento, non essendo assolutamente in grado di poter far fronte ad un simile impegno. La conseguenza sarebbe la scomparsa di Greenpeace dal panorama ambientalista mondiale: hanno tirato troppo la corda, questa volta?

Pubblicato da Pamela Tela

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